L’editoriale si svegliò da un sonno senza sogni. Sentì di non essere, ancora del tutto, pronto. Il ricordo della notte passata gli ritornò in frammenti e male; quasi per nulla. Il nulla… Da dove viene il nulla? Onestamente non lo so. Non vi aspetterete da me un percorso filosofico!.
Una cosa sola è certa: oggi è tutto così complicato. Persino il nulla perde spesso il filo.

L’editoriale s’informò per tempo: attenzione alla sintassi! Fare delle frasi complete! Accidenti… in fondo non siamo tutti qui proprio per fare delle belle frasi? Ci sono persone che sanno dare vita a splendide espressioni in ogni circostanza, qualunque siano le circostanze, poco importa quali. D’altronde, questa facoltà di fare delle frasi in belle frasi a volte accade anche a noi, come a tutti, spesso più per accidente che per altre cose.
Ci sono anche giorni in cui scegliamo nientedimeno che la Provvidenza come filo conduttore segreto delle nostre locuzioni. Un principio caduto in discredito, direte voi. Un po’ strisciante. Non voglio contraddirvi.

Insomma, pensò l’editoriale stiracchiandosi, mi farebbe piacere trovare, nelle frasi, le parole giuste, le formule ben redatte, una bell’apparizione proustiana, la citazione dotta, l’epiteto assassino, l’avverbio ad hoc. Ma voi capite, sedeva davanti al foglio come assente, non sempre le circostanze sono favorevoli e noi, giocatori della scrittura, a volte non possiamo che tendere ad attendere lo stato di grazia. (Come? Ma certo che conoscete l’immagine! Pensateci bene, la ventunesima parola della frase che inizia con insomma, vi fornisce l’indicazione decisiva).

Davvero straordinario, bisogna ammetterlo, disse l’editoriale comparendo all’improvviso. Pertanto, non accontentiamoci di poco: di un indirizzo funzionale, di una buona piccola frase con il suo soggetto, il suo verbo transitivo, il complemento oggetto diretto non si sa bene dove. E quando, presi dal timore, dal tremore della nostra imperizia, non finiamo le frasi e lasciamo ad altri la cura e l’onere di terminarle per noi, pensiamo che gli altri hanno altri problemi, quelli degli altri, appunto.

Senza mezzi termini! A volte siamo scrittori a mezza voce, annaspiamo in storie che non stanno a galla, dopo di noi il diluvio. Ma, suvvia! Noi, i laboriosi, abbiamo frasi davanti! Cerchiamo parole che abbiano l’aria di sorridere come un amante che non ci resiste, come una spalla sulla quale versare buone lettere a singhiozzo.

L’editoriale si scrollò accuratamente tenendo presente che poteva esserci un avverbio di troppo. Ormai l’avevo scritto e non ci fece caso. Ma disse, eppure.. sono qui per questo.

Il problema è sapere se veramente voi tenete che vi si esorti a scriver belle frasi o se le cose possono restare così, tra noi, se possiamo appagarci di una sintassi mediocre, di una spenta ortografia. Fosse così, allora toccherebbe ritornare a Lei. Alla morta. Lei ne ha tutto il diritto. Proviamo a rimettere quattro belle parole in croce.

L’editoriale stimò che questo passaggio era comunque degno di curiosità pur essendosi inoltrato nei meandri della pignoleria. Considerò la cartella: pensava d’avere mille parole, erano solo poco più della metà.
Tant’è. La sua scrittura fine tracciava impossibili confini al nulla della sua scrittura e valutò che avrebbe sì potuto continuare all’infinito, ma che era tempo di tornare a dormire fino a quando non ci sarebbe stato più niente da dire che il dirlo.

Matisse